Staziona!

Un progetto per il territorio

La riconversione dei tracciati ferroviari in piste ciclopedonali sta interessando molte zone europee e diverse aree italiane, ed è un esempio virtuoso di gestione e rifunzionalizzazione delle risorse esistenti, in grado di produrre un impatto positivo sulle comunità interessate, sia a piccola che a grande scala. Questo cambio di destinazione d’uso dei tracciati impone nuove riflessioni sul ruolo territoriale che possono acquisire gli ex fabbricati delle stazioni.

Il progetto Staziona! vuole rispondere a queste nuove esigenze, sviluppando il format di bivacco di pianura ad alta automatizzazione.

L’idea vorrebbe trovare concretezza – per la prima volta, e in via sperimentale – nel territorio di Scalenghe, per il quale diventerebbe un luogo aggregativo polifunzionale (sede per le associazioni culturali locali, spazio di studio e socialità per i giovani), ma anche uno spazio in grado di mettere in mostra le peculiarità del territorio, fungendo dunque da vetrina di promozione turistica informale e smart.

Dunque, in breve Staziona! intende:

  • valorizzare il territorio attraverso il riuso delle risorse locali;
  • implementare la rete di turismo esistente attraverso una nuova offerta ricettiva;
  • essere modello per altre iniziative simili, dunque essere “replicabile” e divenire format
  • porsi come primo tassello di una rete sovra-comunale;
  • rendersi volano di trasformazione per il territorio;
  • mettere a disposizione della cittadinanza, come ai fruitori esterni, la connettività a internet;
  • consentire, grazie all’applicazione delle tecnologie, ricadute occupazionali.

Una stazione, tante reti
Scalenghe si trova in posizione baricentrica rispetto alla pista ciclabile “Via delle risorgive”, che collega il paese di Airasca con quello di Moretta, e che attraversa le località di Villafranca PiemonteVigone e Cercenasco. Questo itinerario ricalca il percorso della ferrovia Airasca-Saluzzo, attiva dal 1886 e dismessa esattamente cent’anni dopo.

Dopo la realizzazione della “Via delle risorgive”, molti cittadini si sono attivati per rendere più piacevole il tragitto: aiuole fiorite e prati curati dove prima c’erano rovi e sterpi, recinzioni nuove o ridipinte al posto di reti fatiscenti, nuove aree attrezzate e attività di micro-commercio a supporto dei cicloturisti. Questi interventi manifestano una nuova consapevolezza – largamente condivisa dagli abitanti – di riconsiderare il tracciato ferroviario non più come una barriera, un retro al quale voltare le spalle, ma un nuovo affaccio verso il quale aprirsi. Appare chiaro come i singoli e le amministrazioni abbiano colto il valore della pista ciclabile, che può essere un’importante risorsa per il futuro sviluppo dei comuni interessati dal suo passaggio nella valorizzazione del territorio.

Per questi motivi, esistono tutte le premesse per poter sviluppare un progetto sostenibileinnovativo e accessibile, che possa diventare un esempio virtuoso capace di innescare nuove sinergie tra i diversi attori presenti sull’area con l’obiettivo di generare ricadute positive diffuse sull’economia locale.

La pista ciclabile “Via delle risorgive” non è un percorso autoconclusivo, ma coincide con diversi altri tracciati, di scala sovranazionali e locale, di cui i principali sono:

Inoltre, la sua vicinanza con altri itinerari sovranazionali, come la Route d’Artagnan (il primo percorso equituristico transnazionale d’Europa, che vede in Pinerolo l’approdo italiano), consente di prevedere un notevole aumento del cicloturismo e dell’escursionismo nel territorio.

Questi due tipi di mobilità hanno visto crescere negli ultimi anni il numero dei praticanti che, secondo i trend, è ancora destinato ad ampliarsi. Tali attività rappresentano un modello turistico compatibile e sostenibile, che permettono una fruizione del territorio completamente differente dalle dinamiche più consolidate, che privilegiano i mezzi a motore e un turismo “mordi e fuggi”. Il turismo legato alla bicicletta si svolge inoltre anche in quei periodi dell’anno in cui il clima non è troppo caldo o troppo freddo – la cosiddetta “bassa stagione” –; questo permette di avere una presenza costante di visitatori anche in periodi dell’anno che solitamente registrano flussi turistici minori.

Infine, per la sua caratteristica intrinseca, porta i turisti a non concentrarsi in destinazioni accentratrici ma a diffondersi sul territorio, lambendo località spesso poco frequentate dal turismo di massa. Questo ovviamente ha come risultato uno sviluppo del territorio più diffuso a beneficio delle comunità che vivono e operano in esso.

Data: Ottobre 2014
Categoria: Territorio
Crediti: Alberto Bottero; Candido Bottin; Simona Della Rocca; Filippo Fassio; Fabio Vignolo;