E il patrimonio edilizio esistente

Lo scorso sabato 21 novembre, a causa del forte vento, si è reso necessario transennare parte della strada che costeggia il grande fabbricato che sorge alla biforcazione tra via Nazionale – che da Pinerolo entra nella frazione di Abbadia Alpina – e via Giustetto poiché si temeva che potessero sopraggiungere cadute di materiali dall’edificio fatiscente e pericolante, sulla strada.

Questa notizia ci riporta indietro nel tempo all’ottobre di due anni fa quando, probabilmente a causa di un braciere lasciato acceso dagli occupatori abusivi, prese fuoco l’ex merlettificio Türck creando, oltre alla preoccupazione momentanea, un tormento collettivo per la presenza, nel centro cittadino, di grossi edifici rappresentativi lasciati completamente allo stato di abbandono.

Oltre a rappresentare un problema serio per la sicurezza generale, la presenza di questi edifici fatiscenti nel pieno centro della città o in zone decentrate ma comunque di forte passaggio, genera un deturpamento diffuso, un “imbruttimento” dovuto dal doversi commisurare ogni giorno con un disordine estetico e funzionale che impedisce, o comunque che rende difficile, la generazione di un nuovo welfare urbano, smart e sostenibile.

Secondo molti sociologi ed urbanisti, la qualità della città e del territorio, condiziona fortemente la qualità della vita dei singoli cittadini, residenti o fruitori degli spazi urbani; , il “benessere urbano” è fortemente condizionato, oltre che dalla presenza di servizi efficienti per i residenti (strade, verde, scuole, parcheggi ecc.), anche dalla bellezza intrinseca della città. Tutelare le emergenze architettoniche e paesaggistiche, avere cura per la qualità dei nuovi interventi edilizi, porre maggiore attenzione all’arredo urbano, e soprattutto al decoro delle periferie eliminando quel senso di disordine e isolamento che caratterizza gran parte delle recenti espansioni urbane è essenziale affinché cresca la considerazione positiva dei cittadini nei confronti della propria città generando così una maggiore accettazione e un maggior rispetto per gli spazi pubblici e per il patrimonio collettivo.

A tal proposito, proprio con l’intento di incentivare la riqualificazione e la valorizzazione del patrimonio architettonico esistente e dei “vuoti urbani”, dopo 35 anni, la legge regionale n°56 del 1977 sulla Tutela e sull’uso del suolo, è stata modificata dall’entrata in vigore di 3 nuove leggi: l.r. n°3 del 2013, l.r. n°17 del 2013 e dalla l.r. n°3 del 2015. Proprio quest’ultima infatti riporta, all’articolo 1 comma 1 la seguente modifica:

La Regione esercita le proprie funzioni in materia di pianificazione del territorio disciplinando, con la presente legge, la tutela ed il controllo dell’uso del suolo, la limitazione del consumo di suolo, al fine di giungere all’obiettivo di un consumo zero e gli interventi di conservazione e di trasformazione del territorio a scopi insediativi, residenziali e produttivi, commerciali e turistico-ricettivi con le seguenti finalità…

inoltre è stato introdotto l’articolo 1. bis al cui comma 3 ribadisce quanto segue:

  1. Gli strumenti di pianificazione, ai diversi livelli, nel rispetto delle finalità di cui all’articolo 1, assicurano lo sviluppo sostenibile del territorio attraverso:
  2. a) la riqualificazione degli ambiti già urbanizzati;
  3. b) il contenimento del consumo di suolo, limitandone i nuovi impegni ai casi in cui non vi siano soluzioni alternative…

 Questa legge regionale introduce finalmente, in modo perentorio, la prassi per una corretta e rispettosa pianificazione urbana e territoriale che dovrebbe mirare alla valorizzazione del patrimonio esistente (che spesso può rappresentare oltre che un maggiore stimolo  progettuale anche un modo concreto di confrontarsi con la storia dei luoghi cercando di preservarla e di riutilizzarla per migliorare il welfare urbano contemporaneo) contendo inoltre la possibilità di intervenire ulteriormente su pezzi di territorio vergini e in edificati. Si renderà pertanto necessaria la “ricucitura” dei frammenti di città e la rifunzionalizzazione degli edifici dismessi.

Può questa legge rappresentare un futuro virtuoso per la nostra città?

A nostro avviso non basta, è necessario rafforzare la sensibilità dei cittadini e soprattutto dei privati e degli stakeholders a queste tematiche generando un forte senso di apprezzamento per ciò che è “bello” e giusto ed intervenendo concretamente.